L’ufficio postale

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Quando tuo figlio è partito per l’università, non avresti mai immaginato di poterti ritrovare lì seduto in quel ufficio postale. Non avresti mai immaginato di poterti ritrovare lì con la lettera in mano a rigirarla tra le dita tremanti. Il numero di prenotazione della fila ormai è sgualcito e arrotolato nella tasca dei tuoi pantaloni. Non pensavi che un giorno lo avresti fatto davvero. Ci ragionavi da anni e al solo pensiero dell’operazione ti tremano le gambe e ti si blocca il respiro per l’emozione. E pensare che stai per dire tutto a tuo figlio con una squallida lettera ti fa sentire il peggior padre in assoluto. Oh andiamo! Non puoi dire a mio figlio che stai per fare un’operazione per un cambio di attributi con una stupida lettera! Scrivergli una lettera e spiegargli che tu sua madre l’amavi e dio se l’amavi ma più che amare lei amavi il suo corpo. Amavi i suoi seni, i suoi fianchi, i suoi glutei, amavi accarezzarla chiudendo gli occhi. Immaginavi delle mani che accarezzavano allo stesso modo i tuoi glutei, i tuoi fianchi, i tuoi seni… No, non puoi proprio. Ti alzo convinto ad andare via con la busta in mano. La voce metallica esce dall’altoparlante “b36”. Ti scappa un piccolo grugnito di disapprovazione. Hai il respiro affannato e il cuore che ti rimbomba fin nelle orecchie. Ti avvicini a passo svelto verso lo sportello, sbatti la mano sul ripiano difronte al vetro lasciando la lettera e i soldi per il francobollo. “La spedisca per favore” Nel vetro intravedi il tuo riflesso pallido, assalito dai brividi e con un macigno sullo stomaco per la carognata fatta, ti allontani quasi correndo. Scappi via dall’ufficio e dalle tue responsabilità. Non ti sei comportato da uomo perché non lo sei mai stato. E tra qualche giorno, dopo l’operazione, nemmeno gli altri ti potranno più definire tale.

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