11 anni e siamo ancora qui

large (12)

-Sono già passati 11 anni… Non mi sembra vero…-
Siamo sulla collinetta dietro scuola, proprio dove ci siamo conosciuti 11 anni fa.
-Smettila di fare il romantico Carlo!- mi deride la ragazza al mio fianco. Le poggio un braccio sulle spalle e la avvicino a me. Se in prima elementare mi avessero detto che la timida bimba dagli occhi verdi sarebbe diventata la ragazza tosta che sto abbracciando sta sera, non ci avrei creduto. In fondo non se lo aspettava nessuno, tanto meno io o Alberto. E già, impossibile dimenticare quella mattina alla ricreazione. Eravamo tutti fuori in cortile a giocare e la maestra ci aveva detto che una volta rientrati in classe avremmo letto una storia un pezzetto ciascuno. Alberto, pur essendo biondino e avendo gli occhi azzurri, era grassoccio e doveva sempre fare qualcosa di eclatante per far in modo che le bambine lo prendessero in considerazione. Le nostre mamme erano amiche quindi lui sapeva del mio problema e non aveva perso tempo ad urlarlo a tutti. Io ero quello solo, quello strano, quello stupido. Per me era stato difficilissimo aver saputo che gli altri avrebbero imparato a leggere bene col tempo e che io non ci sarei mai riuscito per colpa della dislessia. -Non sono bisplessico!- ho iniziato a dirgli, ma ero io il primo a non crederci. Non riuscivo nemmeno a pronunciare il nome della mia malattia correttamente. Sono scoppiato in lacrime e mi sono accovacciato a terra e Alberto, che non aspettava altro, era in piedi vicini a me mentre continuava a insultarmi e a ridere con gli altri. In quel momento nessuno aveva prestato attenzione alla bimba dagli occhi verdi. Era scesa dall’altalena e si era avvicinata così tanto ad Alberto da potergli pizzicare un braccio. Lui si era girato pronto a urlare ma lei lo aveva preceduto ammutolendolo con uno schiaffo in pieno viso. O almeno credo. Io ero seduto a disperarmi in lacrime quindi ho sempre fatto affidamento alle voci di corridoio. Poi il resto di quella ricreazione non ha importanza: furono chiamati i genitori. I miei perché io sembravo non voler più alzarmi da terra e se qualcuno mi toccava iniziavo a urlare. I genitori di Alberto perché mi aveva importunato e quelli della bimba dagli occhi verdi perché aveva picchiato Alberto, anche se per difendermi. Tutti gli adulti parlavano in classe e io ero fuori ancora seduto nel cortile. -Io mi chiamo Elisa- la bimba dagli occhi verdi mi aveva preso la mano sorridente e si era seduta a terra vicino a me.
E questa sera é ancora qui con me. -Perché hai picchiato Alberto quel giorno? Cioé… nemmeno ci conoscevamo, perché lo hai fatto?- le chiedo.
-Mi dispiaceva per te e poi eri carino da piccolo-
-Ero carino da piccolo? E ora?-
-Bhe ora non sei niente male- e ammicca leggermente.
-E’ per caso una dichiarazione? Non é da te fare complimenti- ridacchio guardandola.
Nasconde il viso nell’incavo del mio collo -Lo sappiamo entrambi che le notti sono fatte per dire cose che il giorno dopo non diresti-
-E questa pillola di saggezza é tua?- le chiedo abbracciandola più stretta con un sorriso sulle labbra.
-No, degli Arctic Monkeys.